Insegnante: Lino Franceschetti
Storia
Il pianoforte fu inventato per rimediare ai difetti costitutivi del clavicembalo che aveva poche potenzialità espressive.
Questo problema fu risolto con l’ideazione di una leva che aziona un martelletto che percuote la corda quando il tasto viene abbassato da un dito dell’esecutore. La forza con cui si preme un tasto determina l’intensità sonora della nota.
La Germania ebbe un’influenza decisiva sullo strumento sia per la meccanica che per la forma. Cercando di costruire una meccanica di dimensioni contenute, i costruttori tedeschi fabbricarono un piano rettangolare con un’esecuzione assai meno accurata.
Le meccaniche di questi pianoforti rettangolari tedeschi erano costruite secondo due principi: meccanica con il martelletto collegato direttamente al tasto e meccanica con il martelletto non direttamente collegato al tasto. Il suono di queste meccaniche era piuttosto duro e uniforme. L’introduzione di un pedale avvenne nel 1783 su un pianoforte inglese.
Il pianoforte divenne più massiccio e venne dotato di due moderni pedali; la tastiera invece d’essere nascosta tra le pareti della cassa, venne portata avanti, in modo da veder le mani del virtuoso.
Quando Sébastian Érard nel 1777 costruì il suo primo pianoforte, il successo fu tale da far abbandonare l’utilizzo del clavicembalo.
Il pianoforte moderno fa la sua comparsa in questo periodo.
Famiglia
- Orizzontale (codina, mezza coda, coda o gran coda)
- Verticale (a giraffa, a piramide, cabinet, pianino)
- Rettangolare
- Pianola
- Digitale
- Tastiera
- Elettrico
Anatomia dello strumento
- Cassa, tavola armonica
- Struttura portante e rivestimento esterno
- Tastiera
- Meccanica
- Cordiera
- Pedali